Il Manager Fantasma: Guida di Sopravvivenza al Collega che Si Crede Capo (Senza Esserlo)

Reading Time: 6 minutes

Ah, il posto di lavoro. Quel meraviglioso ecosistema dove convivono professionalità, ambizione, competenza e… lui. Sì, proprio lui: il collega che è arrivato per ultimo ma si comporta come se fosse il CEO in incognito. Quello che evita qualsiasi compito che richieda di “sporcarsi le mani” ma è sempre pronto a brillare nelle presentazioni PowerPoint. Se state leggendo questo articolo probabilmente ne avete uno anche voi nel vostro ufficio, e probabilmente state già annuendo vigorosamente con la testa.

Benvenuti nella mia guida di sopravvivenza al Manager Fantasma, quella particolare specie di collega che si autoelegge a ruoli di responsabilità senza che nessuno gliel’abbia mai chiesto, e che trasforma l’arte del non fare nulla in una performance degna di un Oscar.

L’Arrivo Trionfale del Prescelto

Ricordate quando è arrivato? Fresco, entusiasta, con quella luce negli occhi di chi pensa di conquistare il mondo corporate in tre mesi. Le prime settimane sembrava persino una persona normale: “Ciao, piacere di conoscerti”, “Grazie per l’aiuto”, “Sto ancora imparando”.

Poi, come in un film horror, è avvenuta la trasformazione. Da un giorno all’altro, il nostro eroe ha deciso che le attività operative erano “sotto il suo livello”. Il codice? “Troppo tecnico”. Il lavoro sul campo? “Non rientra nelle mie competenze strategiche”. Rispondere alle email dei clienti? “Preferisco concentrarmi sulla visione d’insieme”.

La visione d’insieme, signore e signori. Quella che apparentemente si ottiene guardando video su YouTube per sei ore al giorno.

Il Guardaroba del Manager Immaginario

Avete notato i guanti bianchi metaforici? Perché il nostro protagonista ha sviluppato un’allergia improvvisa a tutto ciò che potrebbe remotamente assomigliare a lavoro vero. Bug da sistemare? “Non è il mio dipartimento”. Cliente arrabbiato? “Passalo a qualcun altro”. Scadenza imminente che richiede di rimboccarsi le maniche? “Ho una riunione strategica” (spoiler: la riunione strategica è con il suo portfolio personale su Behance).

Ma quando si tratta di presentazioni PowerPoint, ah, quello è un altro paio di maniche! Transizioni animate, grafici colorati, bullet point allineati alla perfezione. È il Michelangelo delle slide, il Picasso del pitch deck. Peccato che il contenuto sia sempre “roba fatta da altri con un po’ di glitter sopra”.

L’Arte Sottile del Lecchinaggio Corporativo

E qui entriamo nel territorio delle grandi performance. Se ci fosse un Oscar per il miglior supporto non richiesto, il nostro collega vincerebbe a mani basse. Le sue frasi cult sono entrate nella leggenda dell’ufficio:

  • “Oh, good idea!” (detta con tale entusiasmo che ti chiedi se hai appena scoperto la penicillina invece di aver semplicemente proposto di usare un altro font)
  • “Absolutely, I can work on it!” (traduzione: lo delegherò a qualcun altro o lo farò così male che qualcun altro dovrà rifarlo)
  • “In addition to what Tizio ha detto…” (ovvero: non ho seguito nulla ma voglio far credere di essere coinvolto)
  • “To clarify what Caio ha spiegato…” (non c’era niente da chiarire, ma ora i manager pensano che io sia utile)

Il timing è perfetto. Interviene sempre quando c’è il boss nelle vicinanze, aggiungendo dettagli “importantissimi” come il colore delle icone o la formattazione del documento. Nel frattempo, chi ha effettivamente fatto il lavoro lo guarda con quello sguardo tra l’incredulo e l’omicida che tutti conosciamo bene.

La Routine Quotidiana del Finto Occupato

Entriamo nel dettaglio della giornata tipo del nostro Manager Fantasma:

9:00-10:30: Apertura di 47 tab del browser, principalmente YouTube. “Sto facendo ricerca”, direbbe se qualcuno gli chiedesse (ma nessuno lo fa).

10:30-12:00: Aggiornamento compulsivo del profilo LinkedIn. Modifica della bio per la diciassettesima volta. Aggiunta di skills come “Strategic Thinking”, “Leadership”, “Innovation”. Rimozione di skills oneste come “Data Entry” perché troppo “hands-on”.

12:00: Oh, guarda! Qualcuno sta andando a pranzo! Miracolosamente, le cuffie che erano incollate alle orecchie per tutta la mattinata vengono rimosse con tempismo olimpico. “Ah, state andando a mangiare? Vengo anch’io!” Ovviamente.

14:00-16:00: Lavoro sul portfolio personale e sul sito web personale. Perché si sa, le ore di lavoro pagate dall’azienda sono il momento perfetto per cercare il prossimo lavoro, possibilmente uno che paghi 100k.

16:00-17:30: Invio di curriculum su LinkedIn. Target salariale? Ovviamente 100k. Esperienza effettiva? Irrilevante. Competenze dimostrabili? Chi se ne importa. L’importante è l’audacia, e di quella non gli manca certo.

17:30-18:00: Preparazione frenetica di una presentazione PowerPoint su qualcosa che altri hanno fatto, da presentare domani come se fosse stato coinvolto dall’inizio.

Le Cuffie Magiche: Superpotere o Scusa?

Parliamo dell’elefante nella stanza: le cuffie. Quelle benedette cuffie che apparentemente lo isolano dal mondo, permettendogli di “concentrarsi”. Peccato che la concentrazione sia rivolta a video motivazionali tipo “Come diventare milionario in 30 giorni” o tutorial su “Come fare un colloquio perfetto”.

Ma la parte migliore? Tutti sanno che sente. TUTTI. È diventato il gioco preferito dell’ufficio: dire cose apposta per farlo incazzare, sempre in modo abbastanza sottile da mantenere la plausible deniability.

“Ehi Marco, non ti funziona quella parte di codice? Forse non ti stai applicando abbastanza…” “Sì, hai ragione, devo applicarmi almeno 100k volte!”

L’enfasi sul “100k” è palpabile. Lui dietro le sue cuffie magiche si irrigidisce leggermente. Tutti fingono di non notare. La commedia dell’ufficio continua.

Il Management Incompetente: Il Vero Problema

Ma qui dobbiamo fare una parentesi seria (sì, anche in un articolo sarcastico serve un momento di verità). Il vero problema non è solo il collega parassita. Il problema è il management che lo abilita. Quel manager che si beve tutte le sue performance da PowerPoint, che cade vittima del lecchinaggio spudorato, che non si accorge (o peggio, non gli importa) che metà del team vorrebbe defenestrarlo.

Un manager competente vedrebbe attraverso la facciata. Noterebbe che le uniche cose che porta a termine sono quelle che gli vengono assegnate direttamente (e spesso male). Capirebbe che il resto del team lo evita come la peste, e si chiederrebbe perché.

Ma no, il nostro caro manager è troppo occupato a godersi i “Oh good idea!” e gli “Absolutely!” per notare che ha un problema di team dynamics.

La Resistenza Silenziosa

Nel frattempo, il resto del team ha sviluppato strategie di sopravvivenza degne di un manuale militare:

  • Il Muro del Silenzio: comunicazioni ridotte al minimo sindacale
  • La Tecnica dell’Ignoranza Selettiva: fare finta di non sentire quando parla a meno che non sia strettamente necessario
  • Il Pranzo Fantasma: cambiare orario/luogo del pranzo senza preavviso
  • La Documentazione Ossessiva: tutto via email, tutto tracciato, così quando dirà di aver fatto qualcosa ci sono le prove del contrario
  • L’Arte del Sarcasmo Sottile: come i già citati riferimenti ai “100k volte”

Come Sputtanarlo Pubblicamente (Con Stile)

Ora, arriviamo alla parte che stavate aspettando. Come gestire questa situazione? Ecco alcune strategie, dalla più diplomatica alla più… creativa:

1. La Trasparenza Radicale Nelle riunioni, quando aggiunge i suoi inutili “in addition to…”, ringraziarlo pubblicamente per aver “riformulato” il tuo lavoro e chiedere se ha qualcosa di NUOVO da aggiungere. Con un sorriso, ovviamente.

2. Il Documento Collaborativo Utilizzare tool che tracciano le modifiche e i contributi di ciascuno. È difficile prendersi il merito quando Google Docs mostra esattamente chi ha scritto cosa e quando.

3. La Domanda Tecnica Improvvisa Durante le sue presentazioni, fare domande tecniche specifiche. Guardarlo annaspare è… terapeutico.

4. L’Email CC Quella bellissima funzione che permette di mettere in copia il manager quando si delega qualcosa. “Come discusso, ti assegno questo task. Scadenza venerdì. CC: boss”. Quando non lo completerà, ci sono testimoni.

5. Il Feedback a 360° Se l’azienda ha un sistema di feedback, usarlo. Onestamente, ma usarlo. “Potrebbe beneficiare di maggior coinvolgimento nelle attività operative del team.”

6. La Reunion Transcript Prendere appunti dettagliati durante le riunioni, incluso chi dice cosa. Quando rivendicherà contributi non suoi, “correggere gentilmente” con i fatti.

La Nemesi dei 100k

Ma torniamo un attimo alla questione dei 100k. L’audacia di chiedere uno stipendio di sei cifre quando le tue competenze principali sono “PowerPoint” e “Dire yes al capo” è… impressionante? Deludente? Esilarante?

La verità è che viviamo in un’epoca dove il personal branding a volte conta più delle competenze reali. E il nostro collega l’ha capito benissimo. Il problema è che il personal branding funziona bene su LinkedIn, ma nel mondo reale, quando devi effettivamente FARE le cose, la maschera cade.

E cade male.

Quindi ogni volta che lui aggiorna il suo profilo con un altro “Seeking opportunities – Minimum 100k”, da qualche parte un recruiter legge il suo CV, vede l’esperienza effettiva, e preme “Reject” più velocemente di quanto lui riesca a dire “Oh good idea!”.

La nemesi dei 100k è la realtà.

Conclusione: Sopravvivere nell’Ecosistema Tossico

Alla fine, che lezione possiamo trarre da questa esperienza condivisa? Che in ogni ufficio c’è qualcuno che prova a fregare il sistema. Qualcuno che pensa che apparire sia più importante che fare. Qualcuno che trasforma il posto di lavoro in un palcoscenico dove recitare la parte del professionista senza esserlo veramente.

Ma ecco la buona notizia: alla lunga, la verità viene sempre a galla. I colleghi non sono stupidi. Anche se il management è incompetente, prima o poi anche loro si accorgono (si spera). E nel frattempo, il team sviluppa anticorpi, strategie, e una solidarietà che nasce solo dall’affrontare insieme un nemico comune.

Quindi resistete, cari compagni di sventura. Continuate a fare il vostro lavoro bene, continuate a documentare tutto, continuate con i vostri riferimenti sarcastici ai “100k”. E quando finalmente se ne andrà (e se ne andrà, fidatevi), quando otterrà quel fantomatico lavoro da 100k (spoiler: non lo otterrà), o quando il management finalmente aprirà gli occhi, potrete festeggiare sapendo di essere sopravvissuti.

E magari, giusto magari, la prossima volta che qualcuno in riunione dice “In addition to what Tizio said…” senza aver fatto un cazzo, il nuovo manager avrà abbastanza spine dorsali per dire: “Grazie, ma vorrei sentire COSA aggiungi tu di nuovo.”

Un ragazzo può sognare, no?

Nel frattempo, tenete duro. E ricordate: se proprio dovete applicarvi, fatelo almeno 100k volte. 😉

Torna in alto